23/02/07

Gesuiti Rock

ROMA - Bob Dylan, Bruce Springsteen, Lou Reed, Bob Geldof, Tom Waits... Come dire, solo alcune delle più grandi icone rock amate da generazioni di giovani e meno giovani. Ma, nomi che, a sorpresa, stanno per essere "benedetti" anche da una delle più antiche e austere congregazioni religiose, i gesuiti di Sant'Ignazio di Loyola. Per il rock, quasi un ritorno in Paradiso col placet ecclesiastico, dopo che per tanto tempo era stato bollato come musica diabolica, portatrice di messaggi satanici e subliminali, da evitare - quindi - nella maniera più assoluta. Acqua passata. Dagli inferi della critica ecclesiastica per il rock sta per scoccare l'ora delle redenzione.

Il "miracolo" avverrà sabato prossimo, alle 18 nella redazione romana di "Civiltà Cattolica", in via Porta Pinciana 1, la sede della storica rivista della Compagnia di Gesù, i cui testi sono sempre approvati prima dalla Curia vaticana. Nella sala convegni della redazione, davanti ad un pubblico composto da gesuiti, esponenti del comitato scientifico della rivista, sociologi e musicologi, si svolgerà un confronto-dibattito sul tema "La musica rock e i bisogni dell'anima". Relatore principale, padre Antonio Spadaro, 40 anni, critico di letteratura contemporanea, ma anche attento osservatore delle mode giovanili, a partire dalla musica.

È la prima volta che i gesuiti dedicano un convegno al rock, ma per padre Spadaro sembra che sia "una cosa del tutto naturale, perché, spiega "è nello spirito di Civiltà Cattolica guardare anche al di là dello stretto mondo ecclesiale, per cercare di capire fenomeni e culture nuove". Per cui "è del tutto naturale dedicare un momento di riflessione anche alla musica più amata dai giovani di tutto il mondo", confessa il religioso, il quale però detesta parlare di "assoluzioni" o di "redenzione". "Ma che significa" si chiede, infatti, padre Spadaro, anticipando in parte il contenuto della sua riflessione "assolvere un genere musicale? Non c'è nulla da assolvere nel rock. Semmai c'è da valutare, al di là di assoluzioni e condanne generaliste, che non servono a nulla".

Il rock - per il gesuita - è un genere che ha in sé un enorme potere espressivo ed una storia ormai consolidata che ha origine intorno agli anni Cinquanta. È un fenomeno che va conosciuto e capito. E alcuni gesuiti ci provano col l'incontro di sabato". Non è comunque la prima volta che padre Spadaro si occupa di rock. "Ho iniziato" racconta il religioso "con Bruce Springsteen, proseguendo poi con Nick Drake e Nick Cave. Seguiranno altri interventi su altri artisti. A partire da Tom Waits".

Nega, pure, padre Spadaro che papa Wojtyla e papa Ratzinger, siano stati "avversari del rock". "Tutt'altro" ragiona il gesuita "l'idea della musica come possibile luogo di incontro con Dio è stata ben espressa da Giovanni Paolo II al congresso eucaristico di Bologna del 1977 dove, oltre a citare le parole di "Blowin' in the wind", si incontrò con l'autore Bob Dylan e con Adriano Celentano. Ma papa Wojtyla ha incontrato anche Bob Geldof e Quincy Jones". "E hanno suonato alla sua presenza, in Vaticano, tanti altri artisti", ricorda ancora il gesuita, come gli Eurythmics, Lou Reed, i Nomadi di Beppe Carletti, Claudio Baglioni e tanti altri.

"Ma oltre al rock" preannunciano a Civiltà Cattolica "ci sono tanti altri generi emergenti di estremo interesse, come il Rap e l'Hip-Hop, che in qualche caso produce della musica cristianamente connotata, come nel caso di KJ-52, ma è un fenomeno da noi poco conosciuto, per cui solo Eminem sembra l'unica icona possibile, ma non è così". E cosa rispondere a chi accusa il rock di essere musica satanica? "Sì, ci sono casi, come quello di Marilyn Manson in cui il satanismo occupa la musica rock, ma sono casi. Il rock è un fenomeno vastissimo, non facilmente etichettabile, che va capito. Ratzinger si è solo detto contrario all'uso del rock nella liturgia, ma ha ben colto il potenziale di questa musica".

(Fonte:La Repubblica, 22 febbraio 2007)

Commento:
Speriamo solo che non finisca come in Inghilterra dove ci giunge notizia che un tale reverendo Timothy Ellis, vescovo anglicano di Grantham, si sia fatto promotore di una singolare iniziativa: aggiungere ai canti in uso nelle funzioni liturgiche le canzoni degli U2. Così avrebbe dichiarato: «E’ molto importante continuare a trovare nuovi modi di preghiera e il rock può essere un veicolo di immensa spiritualità». Proprio così, «immensa spiritualità», ha detto. Strano, avevamo sempre avuto l'impressione che il rock veicolasse qualcos'altro. Ma chi lo sa, magari siamo noi a sbagliare...

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