14/03/07

Francia, i nuovi Bernanos

C'è un vento nuovo d'impegno cattolico nelle lettere d'Oltralpe? A chiederselo da mesi sono tanti critici, di fronte alla recente inflorescenza di romanzi, copioni e saggi in cui la fede cristiana torna ad essere protagonista. La Francia letteraria cerca ancora degni eredi della tradizione nutrita da giganti quali Paul Claudel, Charles Péguy, Georges Bernanos o François Mauriac ed è anche per questo che suscita attesa ogni nuovo gorgoglio in questo alveo antico. Se figure come Michel Tournier e Didier Decoin hanno dimostrato da tempo il loro talento di grandi scrittori illuminati dalla fede, desta interesse una nuova generazione di autori credenti. È qui che spiccano anche figure già affermate della scena letteraria o filosofica le cui opere mature cercano inedite consonanze col messaggio evangelico, talora dopo autentiche conversioni. «Ciò che mi interessa guardando il visibile, è al contempo ciò che si mostra e ciò che si lascia scoprire, la parte d'invisibile che affiora, traspare, fosse pure fugacemente», sostiene Sylvie Germain, l'acclamata autrice del recente Magnus. Delle originarie ricerche sulla mistica cristiana condotte dalla scrittrice, così come della sua continua frequentazione della Bibbia, resta molto in un'opera sorprendente e immaginifica che continua a sedurre non solo in Francia. Qualche giorno fa, sulle pagine del Figaro, un'altra talentuosa e già pluripremiata figura della nuova letteratura francese, François Taillandier, ha cercato di abbozzare ed enumerare le ragioni della sua «riconversione» graduale e silenziosa al cattolicesimo dopo anni di profondo scetticismo: «Forse per lo splendore di Bourges, che dava a Stendhal voglia di essere cristiano. Forse per la modesta dolcezza della chiesa romanica d'Ennezat (Puy-de-Dôme). Forse perché un giorno, ascoltando pronunciare attorno a me la parola catho con questo leggero disprezzo che considera di non aver più bisogno di fornire le proprie ragioni, ciò mi ha stancato e ho detto nel modo più affabile possibile: "Io sono cattolico"». Nel 2005, ispirandosi alla Commedia umana di Balzac, Taillandier ha inaugurato un ambizioso progetto letterario in cinque volumi di cui è appena apparso il secondo, intitolato Telling. Dopo un'iniziale notorietà acquistata come reporter, anche il successivo percorso creativo di Jean-Claude Guillebaud si è di recente imbevuto di accenti e contenuti legati alla fede. Colpito dall'opera di filosofi come René Girard e dall'atmosfera di raccoglimento del mondo monastico, Guillebaud ha pubblicato fra l'altro due saggi sulla centralità del credere intitolati La force de conviction: à quoi pouvons-nous croire? («La forza di convinzione: a cosa possiamo credere?») e Comment je suis redevenu chrétien («Come sono ridivenuto cristiano»). Suscita un acuto interesse anche l'opera di Fabrice Hadjadj, scrittore e intellettuale di cultura ebraica e nome arabo convertitosi al cattolicesimo dopo «una fase di nichilismo». Il suo recente e paradossale saggio Réussir sa mort («Far bene la propria morte») analizza con passione e ironia la relativa indifferenza verso la morte delle società occidentali, lanciando al contempo un appello alla gioia fondato sulle ragioni della fede. Nelle conversazioni letterarie francesi torna spesso anche il nome di Maurice Dantec, controverso scrittore dell'estremo che sostiene di iscriversi nel solco "futurista". Di recente, quest'intellettuale eccentrico ma seguito da tempo dalla critica ha gridato in pubblico che «non vi è alcun avvenire per l'umanità al di fuori del Cristo». Accanto ai narratori, anche i drammaturghi d'Oltralpe tornano ad attingere alla fonte cristiana sulla scia dell'acclamato autore belga di espressione francese Eric-Emmanuel Schmitt. Un brillante esempio è quello di Valère Novarina, autore sperimentale la cui opera si è progressivamente «aperta sulla religione della parola». Qualcosa di simile è accaduto anche a filosofi come Bernard Sichère e Jean-Louis Chrétien, giunti al cattolicesimo dopo lunghi esodi interiori fra le dune dello scetticismo. La scoperta del varco di luce della trascendenza, in questi casi, ha dato l'abbrivio a limpide riflessioni candidate a non restare lettera morta.

(Fonte: Avvenire, 14/03/2007; Autore: Daniele Zappalà)

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