30/12/07

Buon 2008

Dal rapporto di Ernst Schifare a seguito della sua missione in Tibet:

"II Hutuktu di Narabacì, quando gli feci visita nel suo monastero, mi fece questo racconto: «Quando il Re del Mondo apparve ai Lama, favoriti da Dio, in questo monastero, fece una profezia per il mezzo secolo che cominciava allora. La profezia diceva: "Gli uomini dimenticheranno sempre più l’anima per occuparsi de{ corpo. I più grandi peccati e la corruzione regneranno sulla terra. Gli uomini diverranno come belve feroci, assetate del sangue e della morte dei loro fratelli. La Mezza Luna si offuscherà e i suoi seguaci cadranno in povertà e guerra senza fine. I suoi vincitori saranno colpiti dal Sole ma non si innalzeranno, e per due volte saranno visitati dalle sventure più gravi, che termineranno in insulti al cospetto degli altri popoli. Cadranno le corone dei re, grandi e piccoli …. una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto.
Ci sarà una guerra terribile fra tutti i popoli. I mari si vedranno colorati in rosso… le terre ed il fondo del mare si copriranno d’ossa… i regni andranno in frantumi… intere popolazioni morranno… fame, peste, delitti sconosciuti alle leggi, mai più visti al mondo. I nemici di Dio e dello spirito divino nell’uomo verranno. Coloro che prendono la mano di un altro periranno pure. I dimenticati, i perseguitati si leveranno, e richiameranno l’attenzione del mondo intero. Vi sarà nebbia e tempesta. Montagne nude si copriranno d’un tratto di foreste. Verranno terremoti. Milioni di uomini muteranno le catene della schiavitù e dell’umiliazione in quelle della fame, della peste e della morte. Le antiche strade si ricopriranno di popoli vaganti da un paese all’altro. Le città più nobili periranno nel fuoco… una, due, tre,… Il padre sorgerà contro il figlio, il fratello contro il fratello, la madre contro la figlia…
Il vizio, il delitto, la distruzione del corpo e dell’anima seguiranno… La fedeltà e l’amore scompariranno… Di diecimila uomini uno solo sopravviverà, sarà nudo e demente e senza forza, né arte per costruirsi una casa e procacciarsi da vivere… Ululerà come il lupo furente, divorerà cadaveri, mangerà la sua propria carne e sfiderà a battaglia Iddio… Tutta la terra si vuoterà. Dio le volterà le spalle, e non vi sarà che la notte e la morte. Allora io manderó un popolo, ancora sconosciuto, che con mano forte strapperà le erbe cattive della follia e del vizio e condurrà coloro che ancora rimarranno fedeli allo spirito dell’uomo, alla battaglia contro il male. Essi ritroveranno una vita nuova sulla terra purificata dalla morte delle nazioni. Nel cinquantesimo anno solo tre grandi regni ci saranno, che vivranno felici settantuno anni. Poi vi saranno diciotto anni di guerra e distruzione. Infine i popoli di Agharti saliranno dalle caverne sotterranee alla superficie della terra "

Quindi, Buon Anno!

20/12/07

Padre Vannucci: Il canto dell’allodola


L’inedito carteggio tra Sorella Maria e padre Vannucci le tracce di una profonda avventura spirituale del nostro tempo.

Fedeltà allo spirito e novità di forme era il desiderio che abitava alcuni uomini e donne di Dio nella chiesa della prima metà del secolo scorso: pochi di numero, poveri per scelta, ma ricchi di quella audacia evangelica che viene dall’assiduità con la Parola, dal sapersi totalmente nelle mani di Dio, dall’offrirsi nella gratuità e nella semplicità ai disegni dell’Altissimo... È qui raccolta la corrispondenza, finora inedita, tra due dei testimoni più luminosi di quella stagione: Giovanni M. Vannucci, frate servita raccolto nel suo eremo delle Stinche, e sorella Maria di Campello, la Minore, “allodola” dall’incessante canto di lode. Un unico afflato spirituale che attraversa gli anni dal 1947 al 1961, dall’immediato dopoguerra fino alla vigilia del concilio, quella “novella Pentecoste” annunciata nel gennaio del 1959 da Giovanni XXIII e così a lungo desiderata dai cristiani e da tutti “gli uomini di buona volontà”. E “delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce” di quegli anni è voce pacata e pacificante: “voce di silenzio trattenuto” di cui abbiamo ancora oggi tanto bisogno.

(Il canto dell’allodola, 2007, Edizioni Qiqajon, dalla “Prefazione” di fr. Enzo Bianchi, priore di Bose)

15/12/07

Del Noce: Interpretazione transpolitica della storia contemporanea


Da Cartesio in poi, ci ha a lungo raccontato una fa­voletta, la storia della fi­losofia di marca moderna. La favoletta di un’umanità che ha elaborato il suo pensiero – la fi­losofia, appunto – in un trion­fale cammino di liberazione dalle pastoie ingannevoli del mito. È il trionfo della moder­nità, contro al quale era sceso in campo Augusto Del Noce. Il filosofo cattolico dedicò una parte significativa della sua produzione intellettuale alla critica al moderno; tra i tanti scritti, anche quelli ora propo­sti da Morcelliana sotto il titolo Modernità. Interpretazione transpolitica della storia con­temporanea.
Del Noce contesta la lettura della storia «come processo verso la radicale im­manenza », come «liberazione totale dalla mentalità mitica»; una 'liberazione' che, secondo una lettura tanto anticipatrice da sembrare profetica, secondo il filosofo si richiudeva in una nuova schiavitù: la tecnocrazia. Che non è, come ancor oggi si sostiene, figlia della scienza, ma del razionalismo ateo che riduce ogni cosa all’umano. Del modernismo occorre liberarsi, argomenta, come di un ulterio­re dogmatismo che idolatra l’uomo e la sua ragione, riget­tando ogni riferimento al tra­scendente e glorificando la scienza. Smontandolo, il cattolico Del Noce smonta però an­che quello che, per secoli, è sta­to uno dei cavalli di battaglia della storiografia filosofica cat­tolica: l’antimodernismo. «Il moderno e l’antimoderno sono in certa guisa veramente ge­melli », scrive. Il filosofo conte­sta l’atteggiamento dominante della filosofia della storia catto­lica dell’Ottocento, «che vedeva la storia del pensiero moderno come un processo unitario ver­so la catastrofe». Al posto di un simile atteggiamento antimo­derno, troppo appiattito su una certa idea di modernità, ne propone uno innovativo; l’anti­moderno come «storia di un processo di oblio dell’essere che prende inizio con Platone e coinvolge il cristianesimo stes­so ». Ribaltando i luoghi comuni della filosofia, Del Noce indica in Nietzsche il capostipite di questa nuova antimodernità; ovviamente «non in quanto teorico del superuomo, ma piuttosto come il disvelatore della volontà di potenza quale anima del pensiero occidenta­le ». Già nel problematico filo­sofo tedesco, dunque, è possi­bile rintracciare strumenti utili per ricacciare le pretese di una scienza che, ben lungi dall’es­sere «gaia», tende – in un pro­cesso che oggi sta deflagrando sotto i nostri occhi – a porsi co­me dogma assoluto e intoccabile, forte di una razionalità che si pretende di assumere come unico criterio di valutazione non soltanto dell’utile o del vero, ma anche del bene e del male.
Del Noce non accetta di piegarsi al diktat, e propone una linea che vada «al di là del­la posizione moder­nista come dell’anti­modernista ». Il filo­sofo scriveva negli anni in cui l’ondata secolarista pareva a molti osservatori co­me destinata a travolgere ogni resistenza, fino ad arrivare a imporre le proprie verità 'ra­zionali' come misura di tutte le cose; eppure Del Noce non solo non si rassegnava a un simile e­pilogo, ma anzi metteva in guardia contro i suoi prematuri esaltatori: «Se pur può sembra­re oggi che lo spirito secolari­stico abbia raggiunto la massi­ma diffusione, così da far pen­sare allo schiudersi di una nuo­va era [...], dal punto di vista fi­losofico ci si può domandare se non si assista a un rovescia­mento per cui l’idea di moder­nità sveli il suo aspetto dom­matico ». Allora pioniere, oggi Del Noce ci appare come un lungimirante premonitore di un dato di fatto incontroverti­bile: l’imporsi di una credenza nell’infallibilità della ragione e della scienza. Il filosofo cattoli­co la mette ancora in termini dubitativi: dobbiamo chiederci, argomenta, se «l’esigenza criti­ca non possa formularsi che contro questo dommatismo ra­zionalista. Se, dunque, il dom­matismo non sia rappresentato oggi dal pensiero razionalisti­co: questa mi sembra la do­manda che il pensiero filosofi­co pone oggi». A trent’anni da quegli scritti, non possiamo che sconsolatamente confer­mare.

(Autore: Edoardo Castagna)

Augusto Del Noce
MODERNITÀ

Interpretazione transpolitica della storia contemporanea

Morcelliana. Pagine 84. Euro 8,00.

12/12/07

Eurasia


Segnaliamo l'uscita del nuovo numero di
EURASIA
http://www.eurasia-rivista.org/index.shtml

Fonte: Alberto Rosselli

11/12/07

Pax Mediterranea a Trieste


Sabato 15 dicembre,
ore 17.30

presso la Libreria Giunti Al Punto in via Imbriani, 7 a Trieste

Seminario:

'La difficile costruzione della Pax Mediterranea'

Durante l'incontro verrà presentato il libro 'L'alternativa mediterranea' di Danilo Zolo e Franco Cassano, ed. Feltrinelli

Interverranno:
Danilo Zolo (docente di Filosofia del Diritto Internazionale all'Università dgeli Studi di Firenze)
Tiberio Graziani (direttore di "Eurasia. Rivista di studi geopolitici"); Enrico Galoppini (esperto del mondo arabo-islamico, redattore di "Eurasia").
Introduce e modera Marco Bagozzi, vicepresidente Associazione Culturale Strade d’Europa
(per informazioni: stradedeuropa@hotmail.it)


L'evento si svolge con il contributo dell'Università degli Studi di Trieste, con il patrocinio del Coordinamento Progetto Eurasia (www.cpeurasia.org) e rientra nell'ambito del ciclo di seminari 2007/2008 di 'Eurasia. Rivista di studi geopolitici'
(www.eurasia-rivista.org - direzione@eurasia-rivista.org )

Fonte: Alberto Rosselli

10/12/07

Il tempo liturgico dell'Avvento


Diffondiamo:

VENERDI 14 DICEMBRE, ORE 20.30

Verona, Auditorium Fondazione G. Toniolo, Via Dogana 2/a

Per gli appuntamenti straordinari organizzati dalla Fondazione Toniolo di Verona e inseriti nel percorso "Dialoghi con la città", il primo sarà dedicato al tempo liturgico dell'Avvento. Questo tema vedrà un particolare e straordinario approfondimento a cura del Prof. Vittorino Andreoli, Psichiatra e scrittore veronese, che venerdì 14 dicembre alle ore 20,30 nell'auditorium della Fondazione Toniolo proporrà una riflessione su "Avvento, tempo di attesa e di futuro: illusioni, speranze, distruttività".
Vittorino Andreoli è uno fra i più autorevoli studiosi italiani della psiche ed è autore di libri di grande successo. I suoi saggi sono da sempre un imprescindibile punto di riferimento per capire i giovani, il disagio, la malattia, la società, ma anche per interpretare la realtà nei suoi aspetti creativi, familiari, gioiosi.

Fonte:
Carmelo Ferlito, Ph.D. ( www.carmeloferlito.it)
Direttore Operativo
Arsenale Editore srl
Via Ca' Nova Zampieri, 29
I-37057 San Giovanni Lupatoto (VR)
E-mail carmelo.ferlito@arsenale.it
Centralino +39-045-548923
Fax +39-045-549177
Cell. +39-340-0645967

Cultore della Materia Storia Economica, Storia della Moneta e della Banca, Storia dell'Industria, Storia delle Imprese
Dipartimento di Economie Società Istituzioni - Sezione di Storia Economica e Sociale
Università degli Studi di Verona
Lungadige Porta Vittoria, 41
37129 Verona
E-mail carmelo.ferlito@gmail.com
Cell. +39-328-0320686

07/12/07

Un estratto del «Testamento» di Pavel Florenskij

L’ 8 dicembre di settant’anni fa, non lontano da quella che allora si chiamava ancora Leningrado, e in una sorta di macabra onoranza al ventennale della rivoluzione, veniva fucilato Pavel Florenskij, uno dei più grandi intellettuali russi di ogni tempo, matematico, filosofo, scienziato, teologo e sacerdote, ribattezzato da qualcuno il Leonardo da Vinci russo. Il suo destino fu quello normale per milioni di altre vittime del totalitarismo comunista: una fossa comune di cui solo per caso conosciamo la collocazione; la sua figura si staglia invece su questo sfondo tragico con una dimensione del tutto eccezionale, che ancora a fatica cerchiamo di apprezzare nella giusta misura e secondo una complessità che ogni volta rischiamo di ridurre.


"Figlioli miei carissimi... abituatevi, imparate a fare tutto quel che fa­te con passione, ad avere il gusto del bello, dell’ordine; non disperdetevi, non fate niente senza gusto, a qual­che maniera. Ricordatevi che, nel 'pressapochismo' si può perdere tutta la vita, e al contrario, nel compiere in maniera ordinata, armo­niosa, anche cose e opere di secondaria importanza si possono fare tante scoper­te, che poi vi serviranno co­me sorgenti profondissime di nuova creatività... E non solo. Chi fa 'a qualche ma­niera', impara a parlare nel- lo stesso modo, e la parola trascurata implica poi di conseguenza anche un pen­siero confuso. Figlioli miei carissimi, non permettete a voi stessi di pensare in ma­niera trascurata. Il pensiero è un dono di Dio, richiede che ce ne prendiamo cura. Essere chiari e responsabili nel proprio pensiero è il pe­gno della libertà spirituale e della gioia del pensiero.
Era tanto che volevo scri­vervelo: guardate più spes­so le stelle. Quando provate dolore nell’anima, guarda­te le stelle oppure l’azzurro del cielo. Quando vi sentite tristi, quando qualcuno vi offende, quando non vi rie­sce qualcosa oppure vi so­praffà la tempesta interiore, uscite fuori e rimanete a tu per tu con il cielo. E allora la vostra anima si placherà.
Non rattristatevi e non da­tevi pena per me. Se sarete lieti e coraggiosi, ne sarò confortato anch’io. Sarò sempre con voi nell’anima, e se il Signore lo permetterà verrò a voi di frequente per vegliare su di voi. La cosa più importante che vi chie­do è che facciate sempre memoria del Signore e cam­miniate al Suo cospetto. Con questo, vi ho detto tut­to quello che ero in grado di dirvi. Il resto non sono che particolari secondari. Ma questo non dimenticateve­lo mai".

(Fonte: «La nuova Europa», n. 6/2007)

06/12/07

There Is a God


"Era universalmente ricono­sciuto come il 'campione' mondiale dell’ateismo, pa­drino di quella schiera di divul­gatori dell’inesistenza di Dio - Ri­chard Dawkins in primis - che affollano le librerie di mezzo mondo. Ma ora ha messo nero su bianco, in un volume che di cer­to farà discutere, il suo approdo intellettuale al riconoscimento che 'c’è un Dio'.
Antony Flew, 84 anni, filosofo del­la scienza di Oxford, autore di sag­gi in cui per decenni ha propu­gnato il più ferreo ateismo intel­lettuale, ha ammesso di aver 'ca­pitolato' di fronte all’evidenza e di credere in una Divinità. There Is a God è il titolo del volume scritto a quattro mani insieme a Roy A­braham Varghese, il pensatore cat­tolico i cui libri furono per il cat­tedratico oxfordiano il punto di partenza, già nel 2004, per una ri­visitazione dei propri enunciati. Fu appunto 3 anni orsono che Flew affermò per la prima volta di non credere più come un tempo al fatto che Dio non esistesse. Si trattò allora della prima scalfittu­ra del proprio pensiero espresso nel monumentale God and Philo­sophy del 1966, più volte riedito. Ora, con There Is a God, Flew com- pie l’abiura completa del suo pas­sato ateismo scientifico.
Nel testo appena uscito negli Sta­ti Uniti per Harper Collins, il filo­sofo britannico dà conto del mo­do in cui sia arrivato a quella fede che egli definisce 'deistica', come ha dichiarato in un’intervista per la rivista To The Source. In questo iter intellettuale, asserisce l’auto­re, «ci sono stati due fattori deci­sivi. Il primo, la mia crescente em­patia verso lo sguardo di Einstein e altri noti scienziati secondo i quali ci deve essere stata un’Intel­ligenza dietro la complessità inte­grata dell’uni­verso fisico».
In seconda bat­tuta, a convince­re l’ex ateo di Oxford ci ha pensato «il mio sguardo perso­nale che ha inte­grato questa medesima com­plessità. Credo che l’origine della vita e la ri­produzione non possono essere semplicemente spiegate da un punto di vista biologico, nono­stante i numero­si tentativi che sono stati fatti in questo senso».
Per Flew non è valida l’equazio­ne che 'più scienza' vorrebbe dire 'meno fe­de' in un Principio originante la vita: «Mentre facciamo sempre più scoperte sulla ricchezza e l’in­telligenza della vita, pare sempre meno plausibile che un brodo chimico abbia potuto generare in maniera magica il codice geneti­co. Penso che le origini delle leg­gi della natura e della vita, nonché quelle dell’universo, portano chiaramente verso una Sorgente intelligente».
Ma è soprattutto il procedimento intellettuale di Flew - lo anticipa il sottotitolo di There Is a God, ossia 'Come il più famoso ateo del mon­do ha cambiato idea' - che meri­ta di essere approfondito: è stata 'l’evidenza' del Creatore del co­smo a 'condurre' il pensatore bri- tannico ad affermarne l’esistenza: «Non ho sentito nessuna voce. È stata la stessa evidenza che mi ha condotto a questa conclusione». Quella, cioè, di «essere un deista» il quale crede «che Dio è una per­sona ma non un soggetto con cui si può avere una discussione. È l’essere eterno, il Creatore dell’u­niverso. Accetto il Dio di Aristote­le » la sua lapidaria ammissione.
C’è poi una postilla, nel ragiona­mento di Flew, che merita una se­gnalazione: sebbene affermi che questo libro rappresenti il suo 'te­stamento', annota: «Non accetto nessun tipo di ri­levazione divina sebbene sarei fe­lice di studiarne un’attestazione». Ed è alla fede cri­stiana che l’ex negatore di Dio assegna il mag­gior credito di fi­ducia: «Sto conti­nuando a studia­re il cristianesi­mo ».
Nell’intervista ri­lasciata a Benja­min Wiker, Flew stigmatizza poi l’ateismo dog­matico di Ri­chard Dawkins. Rifacendosi alle recenti critiche del filosofo agno­stico Anthony Kenny, afferma che l’autore de La delusione di Dio ha «mancato nell’affrontare tre principali argo­menti quando ha argomentato ra­zionalmente la questione di Dio. Sono proprio gli stessi temi che mi hanno portato ad accettare l’esi­stenza di un Dio: le leggi della na­tura, la vita con la sua organizza­zione teleologica e l’esistenza del­l’Universo ». Non solo: Flew bolla come «sforzo comico» la modalità con cui Dawkins ha provato a spiegare l’o­rigine della vita, parlando di «oc­casione fortunata»: «Se questo è il miglior argomento che si può a­vere su questo tema - è stato il giu­dizio sferzante dell’ottuagenario di Oxford - la questione è chiusa». Ma per l’ex ateo di Oxford la vi­cenda- Dio si è appena aperta.
Lo studioso polemizza anche con Richard Dawkins e con i suoi attacchi a ogni ipotesi di Creazione: «È uno sforzo comico»

(Autore: Lorenzo Fazzini)

04/12/07

Avvento


Rilanciamo volentieri quanto ci scrive Mario Bozzi Sentieri:


LA BATTAGLIA METAPOLITICA

Se non si rispettano i tempi giusti, le feste perdono parte del proprio significato, essendo un momento che si ripete ogni anno interrompendo il flusso ordinario dei giorni. Ma se ciò è vero per tutte le feste sacre del calendario, è ancora più vero per il Natale che è da sempre la più sentita e la più popolare delle feste cristiane.
Ormai, purtroppo, il ciclo del Natale viene allungato a dismisura, sovrapponendo l’affarismo al significato sacro della festa.
Ci stanno trasformando in un popolo di consumatori al quale si propone il panettone subito dopo le ferie estive quando, invece, fino a non molto tempo fa, l’inizio dei festeggiamenti natalizi avveniva l’8 di dicembre e solo con l’Immacolata, quindi, si sentiva l’atmosfera natalizia.
Atmosfere festive che si sovrappongono, tempi annullati dalla fretta di fare affari, logiche di mercato che massificano i prodotti: il mancato rispetto dei tempi sacri e di quelli profani ci espone all’incapacità di trasmettere alle generazioni successive il vero significato di feste che da secoli vengono celebrate in Italia. Invertire la tedenza non è impossibile. La prima "rivoluzione" è quella individuale e familiare. Ritrovare il senso del Sacro, riviverne i segni, prendere consapevolezza della Tradzione europea, è la prima essenziale battaglia metapolitica. Basta provarci. Basta crederci...

Mario Bozzi Sentieri

PER NATALE RITROVIAMO LE TRADIZIONI

LA STORIA DEL PRESEPE

Le origini del Presepe sono sicuramente cristiane e risalgono ad una tradizione del II secolo dopo Cristo, di commemorare la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme, nella quale si credeva che egli fosse nato. Nel Vangelo di San Luca si racconta che la Madonna, dopo aver partorito, avvolse il piccolo nelle fasce e lo mise in un "praesepe", cioè in una mangiatoia, il che farebbe pensare ad una stalla. Nei Vangeli Apocrifi si parla invece di una grotta e compaiono un bue e un asinello, messi accanto al bambino per riscaldarlo col loro fiato.
La rappresentazione simbolica della nascita di Cristo ebbe un grande successo popolare. I monacicistercensi furono i più accaniti fautori del Presepe, perché sostenevano l'importanza di far conoscere bene alla gente tutte le fasi della vita di Gesù.L'invenzione del Presepe come noi lo conosciamo è invece attribuita a san Francesco. Ne abbiamo appreso i particolari dalla biografia del santo, scritta da Tommaso da Celano. Egli racconta che due settimane prima del Natale 1223 san Francesco si accordò con Giovanni Velita, signore di Greccio, per celebrare lì il Natale, per far vedere a tutti i disagi che Gesù aveva accettato alla nascita.
Velita, anziano e terribilmente grasso, non amando molto camminare chiese di fare la rappresentazione a poca distanza dal suo castello, non più lontano della gettata di un tizzone da parte di un fanciullo. Inaspettatamente, il tizzone volò ad una distanza di oltre un miglio ed incendiò un bosco, cadendo poi sulle rocce: qui venne allestito il primo Presepio.Alcune città fecero del Presepio una vera arte, come Bergamo e Napoli, dove l'abilità degli artigiani ha fattonascere composizioni bellissime. Anche oggi ci sono artisti che costruiscono Presepi in vari stili, riproducendo Natività ambientate in baite montane, spiagge, cascine della Bassa Padana, capanne africane, quartieri cittadini di ogni tempo e luogo, utilizzando i materiali più disparati, come sughero, legno, carta, cartone, polistirolo, terracotta, gusci di noci di cocco o quanto altro può ispirare la fantasia.Il Presepe, secondo la tradizione, deve essere fatto il giorno di san Nicola o di santa Lucia (di sant'Ambrogio a Milano), lasciando però la greppia vuota. Nella notte di Natale si aggiunge il bambinello nella greppia. Il Presepe si completa il 6 di gennaio, con l'arrivo dei tre Re Magi venuti dall'Oriente a portare doni di oro, incenso e mirra a colui che la stella cometa aveva indicato come "Luce del mondo".

Paola Mastrolilli e Devon Scott (Da www.specchiomagico.net)

PER SAPERNE DI PIU'

Un sito da visitare www.oroincensoemirra.it


PER NATALE RITROVIAMO LA CULTURA DELL'IDENTITA'


Gabriele d'Annunzio - "Favole di Natale", Edizioni Solfanelli - Euro 7,00

Non c’è stato movimento letterario che D’Annunzio non abbia toccato o precorso, a cominciare dal verismo per finire con la prosa d’arte. E non si può neppure trascurare ciò che di romantico in senso nazional-popolare persiste in lui.
Il contatto con le tradizioni popolari e con la poesia dialettale, maestro Cesare De Titta, segna in modo indelebile gli esordi del D’Annunzio narratore, come testimoniano "Terra Vergine" e le "Novelle della Pescara", dove, al di là dell’impianto naturalistico, l’autore solidarizza intimamente con quell’immaginario collettivo svelato da Antonio De Nino e Gennaro Finamore nelle sue "Tradizioni popolari abruzzesi".
Rare volte questo D’Annunzio ha toccato le corde del fantastico o, per meglio dire, del meraviglioso puro, e perciò queste "Favole di Natale", tratte da "Parabole e novelle", edite nel 1916 dall’editore Bideri di Napoli, rappresentano un unicum nella sua produzione.
Se si fa eccezione per "Un albero in Russia", tutte le “favole” della raccolta attingono a quel patrimonio di fiabe popolari che dopo tanti anni e in un clima letterario tanto mutato furono sottratte all’oblio da Italo Calvino. Si tratta, in particolare, di leggende popolari abruzzesi o rielaborate in terra d’Abruzzi, alcune delle quali conosciute di prima mano.
Ma la trascrizione che ne fa D’Annunzio è una ri-creazione. Le sue “favole” recepiscono pienamente la vaghezza della fonte (orale) e sono nello stesso tempo inconfondibilmente dannunziane.

Mauro Mario, “Il Dio dell’Europa”, Edizioni Ares – Euro 13,00

Qual è il filo conduttore della storia europea? L’Europa risponde ancora al progetto dei padri fondatori? Perché, nonostante le bocciature della Costituzione, nessuno affronta con decisione i problemi cardine dell’identità del popolo europeo e delle sue aspirazioni? Quali sono gli spazi disponibili al protagonismo della società civile? Il Vecchio Continente, oggi, sembra non avere risposte, rincorrendo idoli e forgiando regole, alla prova dei fatti, incapaci di creare coesione.
L’Europa sarà cristiana o non sarà, diceva Robert Schuman, primo presidente del Parlamento europeo. E Mario Mauro, attuale vicepresidente, spiega la crisi del processo di integrazione e la mancanza di progetto politico, riconducendole al misconoscimento delle radici cristiane; Mauro cita Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e i non pochi intellettuali laici che temono l’apostasia dell’Europa, l’allontanamento, cioè, dalla propria storia e natura, dall’esperienza di dialogo e di convivenza tra gli uomini che ha dato cinquanta anni di pace, di sviluppo e di diritti.
L’Autore fa fronte a questo stallo assumendo una posizione politica che parte dalla realtà e in stretto confronto con la storia dimostra come la vita e l’identità dell’Europa siano plasmate dal cristianesimo e dal rapporto uomo-Dio. E, in coerenza con questo assunto, elabora proposte concrete da cui far ripartire l’Europa, e anche l’Italia, per un’unità duratura, fondata non sulla burocrazia e sul moltiplicarsi delle normative, ma sulle poche cose vere che ci tengono insieme (pp. 152).


Mauro Mario, Chiappa Elisabetta, “Piccolo dizionario delle radici cristiane d’Europa”, Edizioni Ares – Euro 15,00

L’Europa raccontata ai ragazzi: l’Unione Europea di oggi, l’Europa che è stata e che ha maturato attraverso i secoli una fisionomia precisa, l’Europa che sarà…
Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo firma con la giovane autrice per bambini Elisabetta Chiappa questo volume tutto teso a far comprendere ai più piccoli il mondo e la civiltà in cui sono nati e in cui daranno da grandi il loro apporto.
Lo fa da un punto di vista preciso, manifestando il suo credo cristiano fin dal titolo, nella convinzione che l’identità civile e nazionale dell’Europa si fonda nelle radici culturali e religiose di una tradizione bimillenaria di storia; lo fa senza alcuna pretesa di dire o spiegare tutto, ma scegliendo, nella forma del dizionario illustrato, alcune parole chiave che aiutino a farci capire, in quanto europei, chi siamo veramente e da dove veniamo.
A questo scopo il volume è allegato Eurovia, il magnifico gioco della Bandiera Europea che propone una gara avvincente e istruttiva attraverso tutti i Paesi dell’Unione.
La prefazione è del presidente Francesco Cossiga, i disegni coloratissimi sono di Benedetto Chieffo (pp.72).

Roberto de Mattei, “La dittatura del relativismo”, Edizioni Solfanelli – Euro 9,00

Il grande dibattito del nostro tempo, secondo Roberto de Mattei, non è di natura politica od economica, ma culturale, morale e, in ultima analisi, religiosa. Si tratta del conflitto tra due visioni del mondo: quella di chi crede nell’esistenza di principi e di valori immutabili, iscritti da Dio nella natura dell’uomo, e quella di chi ritiene che nulla esista di stabile e di permanente, ma tutto sia relativo ai tempi, ai luoghi, alle circostanze. Se però non esistono valori assoluti e diritti oggettivi, la volontà di potenza dell’individuo e dei gruppi diventa l’unica legge della società e si costituisce quella che Benedetto XVI ha definito la “dittatura del relativismo”.
La denuncia della minaccia relativista è il filo conduttore di queste pagine, che raccolgono scritti e interventi dell’autore svolti tra il 2005 e il 2007. L’opposizione alla dittatura del relativismo, che oggi si esprime attraverso il terrorismo psicologico e la repressione giudiziaria, passa attraverso la riscoperta di quella legge naturale e divina che ha costituito il fondamento della Civiltà cristiana, formatasi nel Medioevo in Europa e da qui diffusasi nel mondo intero.
Il pensiero cui questo libro si ispira è quello della Philosophia perennis, integrata dal Magistero tradizionale della Chiesa, ma anche dall’insegnamento dei grandi autori contro-rivoluzionari cattolici dell’Ottocento e del Novecento, di cui l’autore è, in Italia, erede e continuatore.


Alain de Benoist, "Tradizioni d'Europa", Edzioni Controcorrente - Euro 30,00

«La tradizione non è il passato. La tradizione ha a che vedere con il passato né più né meno di quanto ha a che vedere col presente o col futuro. Si situa al di là del tempo. Non si riferisce a ciò che è antico, a ciò che è alle nostre spalle, bensì a ciò che è permanente, a ciò che ci sta “dentro”. Non è il contrario dell’innovazione, ma il quadro entro cui debbono compiersi le innovazioni per essere significative e durevoli».
Alain de Benoist

Con Tradizioni d’Europa, Alain de Benoist ci offre delle suggestive sintesi sull’origine e la storia delle grandi tradizioni popolari, in buona parte associate al ciclo delle stagioni, che, dalla notte dei tempi, hanno ritmato la vita degli uomini e delle comunità in Europa. Le tradizioni popolari erano legate all’esistenza del mondo contadino, con le sue comunità, i suoi modi di vita, i suoi ritmi di esistenza in armonia con le forze cosmiche. Conoscerle è necessario. Il mondo di domani, così diverso da quello che lo ha preceduto, darà vita a nuove tradizioni, a loro volta diverse da quelle che abbiamo conosciuto. Ma in questo campo, come in molti altri, non si può immaginare l’avvenire prescindendo dal passato. Tradizioni d’Europa è un libro che è possibile leggere tutto d’un fiato, ma anche aprire a caso e sfogliare liberamente. Ovunque, tra le parole e le immagini, si troveranno occasioni per conoscere, riflettere e sognare.

03/12/07

I Catari e il Graal

Nel 1182 o 83, Chrétien di Troyes scrive Perceval le Gallois o Il Racconto del Graal, su commissione del conte delle Fiandre, Filippo di Alsazia. Dopo il 1215, una seconda ondata offre altri due Seguiti e l’immenso corpus del Lancillotto-Graal che, sul piano del contenuto spirituale, culmina intorno al 1225 con La ricerca del Santo Graal. Il dato importante sta nel fatto che tutto il ciclo nasce e cresce contemporaneamente alla preparazione e lo svolgimento della crociata contro gli albigesi, cioè la lunga guerra suscitata dal papato romano per sradicare dalla regione della Linguadoca l’eresia catara. La domanda cruciale che sta alla base del lavoro dell’autore di questo interessante saggio storico è: perché il ciclo del Graal si è sviluppato proprio nel tempo in cui la Chiesa mobilitava le coscienze contro la grande eresia dualista del catarismo? Il libro cerca di rispondere a questo quesito con una grande attenzione alle fonti storiche e attraverso un linguaggio chiaro e accessibile.

Michel Roquebert, Gran Premio di Storia de l’Académie française, laureato presso l’Académiedes Jeux Floraxe diLanguedoc , è molto conosciuto in campo storico. Ha pubblicato per Perrin una monumentale storia del catarismo, dal 1970 al 1999:Les Catharism, de la chute de Montségure aux cerniere bmcher. Per San Paolo ha pubblicato: I Catari (29G5), 2003; San Domenico (92B45), 2005.


Islam e Cristianesimo


Riportiamo da: http://www.carmeloferlito.it/eventi_dettaglio.php?id=22
L'Unione Ex-allievi Don Bosco di Verona organizza la conferenza:

Islam e cristianesimo tra convivenza e confronto
Giovedì 6 Dicembre, ore 21.00, auditorium dell'Istituto Salesiano di Verona, via Provolo 16, Verona
Interverranno l'Avv. Abbondio Dal Bon e Don Giuseppe Ceriani, missionario in Kenya
Carmelo Ferlito, Ph.D. ( www.carmeloferlito.it)
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