24/06/08

Tunguska

Il 30 giugno del 1908 una zona semidesertica della Siberia centrale nei pressi del fiume Tunguska Pietrosa fu teatro di un evento misterioso che ancora oggi, a un secolo di distanza, fa discutere gli astronomi di tutto il mondo. Si è trattato sicuramente dell’impatto di un corpo celeste, un meteorite o il nucleo di una cometa, ma data l’eccezionalità dell’evento, ritenuto il più violento di cui si ha memoria, molti hanno scomodato altre cause quali lo scontro con un mini buco nero o con un corpo composto da antimateria, oppure il solito Ufo che in questi casi non guasta mai.
Il ' fenomeno' provocò un vero e proprio disastro ambientale e sicuramente se si fosse verificato qualche ora prima o qualche ora dopo ( per la precisione avvenne alle 7.14 locali) l’oggetto, complice gli effetti della rotazione terrestre, sarebbe caduto in America o in Europa con conseguenze inimmaginabili.
I dati parlano da soli. L’impatto, il cui boato fu udito a mille chilometri di distanza, incendiò 2 mila chilometri quadrati di foresta e provocò la morte di migliaia di animali, ma essendo la zona abitata solamente da nomadi e cacciatori non si registrarono vittime umane. Una persona che abitava a pochi chilometri dal luogo del disastro ebbe la sua capanna distrutta e tutte le sue renne fuggirono dallo spavento.
Secondo un’altra testimonianza, un abitante della zona, che a una sessantina di chilometri dal luogo dell’impatto se ne stava tranquillamente seduto davanti alla sua casa, raccontò di essere stato investito da una improvvisa vampata di calore, come se la sua camicia stesse prendendo fuoco, e fu scaraventato ad alcuni metri di distanza restando a terra svenuto.
La violenza dell’impatto è stata paragonata a una esplosione di 15 milioni di tonnellate di tritolo, pari a un migliaio di bombe atomiche del tipo Hiroshima, e la fortissima onda d’urto, che secondo i dati registrati dai sismografi fece per ben due volte il giro della terra, rischiò di far deragliare alcuni vagoni della ferrovia Transiberiana a 600 chilometri dal luogo dell’impatto. Per molti giorni, infine, le zone dell’Europa e dell’Asia situate alle alte latitudini fecero registrare dopo il tramonto strani bagliori notturni che però furono spiegati come aurore boreali di particolare intensità. Nessuno, infatti, pensava all’evento di Tunguska perché all’epoca la circolazione delle notizie era assai limitata e poi a quei tempi la Russia era sicuramente più interessata ai difficili eventi dell’impero di Nicola II, per cui la caccia ai meteoriti passò in secondo piano. E infatti, cessata la buriana della prima guerra mondiale e della rivoluzione d’ottobre, il primo sopralluogo avvenne solamente nel 1921 e a effettuarlo fu il geologo Leonid Kulik, che in seguito avrebbe guidato altre quattro spedizioni senza però riuscire a scoprire le tracce dell’impatto.
Dell’evento Tunguska si è interessato anche il dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, che nel 1999 organizzò una importante spedizione scientifica per raccogliere ulteriori dati.
E fu proprio la spedizione italiana ad avanzare l’ipotesi che il lago Cheko, profondo 50 metri e largo mezzo chilometro, sia stato causato da un frammento del corpo misterioso che un secolo fa impattò con la Terra.
L’oggetto, infatti, molto probabilmente si spezzò in tre parti e una di queste avrebbe causato la formazione del laghetto, che nelle approssimative mappe dell’epoca non è mai indicato.
Opportuni scandagli, infatti, hanno messo in evidenza la strana forma di questo lago, che non assomiglia affatto alla morfologia dei comuni laghi siberiani e inoltre i materiali raccolti sul fondo sarebbero compatibili con l’ipotesi di un impatto.
Secondo i dati raccolti l’esplosione avvenne a un’altezza compresa fra i 5 e i 10 chilometri e sarebbe stata causata da un oggetto di circa 50- 80 metri di diametro che entrando in atmosfera ad una velocità di 1 Km/ sec si frantumò.
Alcuni sostengono l’ipotesi del meteorite mentre altri, soprattutto i russi, sostengono che il fenomeno sia stato causato dallo scontro con una cometa. E nel 1978 l’astronomo Lubor Kresak cercò di dimostrare che il responsabile di Tunguska fu un frammento della cometa Hencke. Sta di fatto che in fondo al lago deve esserci sicuramente qualcosa. Opportune tecniche di acustica subacquea, infatti, hanno messo in evidenza una eco anomala, probabilmente causata da un masso di 10 metri di diametro individuato a una decina di metri oltre il fondo. E proprio questo sasso potrebbe essere il relitto dell’oggetto che causò l’evento di Tunguska.
Una prossima spedizione dovrebbe effettuare carotaggi per risolvere definitivamente il problema. Purtroppo queste spedizioni sono molto costose e fino ad oggi nessuno sponsor si è fatto avanti per finanziare l’impresa. I fisici di Bologna, però, sono fiduciosi e restano in attesa di ritornare di nuovo sui luoghi per chiudere una volta per sempre la questione. Ma per ora, dopo cent’anni, il mistero di Tunguska resta ancora sepolto in fondo a quel piccolo lago della Siberia.

(Fonte: Avvenire del 23/06/2008)

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