17/06/09

Il "Bau Bau" del complottismo

Segnaliamo all'attenzione dei nostri lettori il blog di Carlo Gambescia http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/ che offre “giorno dopo giorno, qualche elemento di riflessione "metapolitica", cercando di ricondurre il "particolare" (quel che accade) all'"universale" (le costanti sociali)”. Il testo che segue è stato postato il 15 giugno scorso e lo riteniamo un contributo utile al dibattito, purtroppo spesso acritico e acefalo, sulle “teorie del complotto”. Si ringrazia sentitamente l'autore per averci concesso di espungerlo dal suo contesto.

"In primo luogo, l’idea cospirativa, in quanto compiuta o totale (nel senso che la sua vaghezza la rende inconfutabile) colpisce l’immaginazione collettiva perché indica il nemico ( l’opposizione, i comunisti, i fascisti, i massoni, eccetera). E’ un esempio classico di idea-forza. Che accresce la coesione intorno alla persona (o al gruppo sociale) vittima del presunto complotto. E per contro rafforza pure la compattezza di coloro che ne siano eventualmente ritenuti autori. La teoria cospirativa è conflittuale per eccellenza: unisce e divide a un tempo.
In secondo luogo, l’idea di complotto, ha una funzione, in qualche modo, socialmente esplicativa: rende chiaro quel che a prima vista appare incomprensibile e rassicura, "attribuendo" le eventuali colpe. Basti ricordare che le interpretazioni complottistiche della rivoluzione francese, furono dovute al fatto che molti monarchici continuarono per anni a ritenere inaudito il crollo improvviso di un antico regno europeo: non credevano ai loro occhi. Cosicché l’attribuzione della caduta alle trame massoniche svolse una funzione esplicativa e, tutto sommato, di rassicurazione emotiva e politica nei riguardi del mondo aristocratico. Che poteva auto-assolversi e così puntare sul suo riscatto sociale e storico.
Il complottismo, in certo qual modo, è una scorciatoia emotiva. Semplificando: è il "Bau Bau", entità senza una definizione ed un contorno immaginabili, che serve a tenere buono un "popolo bambino".

Sul piano personale non escludiamo che gruppi di persone possano "complottare", eccetera... Ma ci limitiamo a constatare empiricamente la presenza, fra gli uomini, del cosiddetto istinto delle combinazioni (per dirla con il vecchio Pareto), che implica, nel caso, due tipi di azioni sociali : “fare complotti” e “scorgere complotti”. Sulla predominanza dell'una o dell'altra azione sociale decide la “concezione del mondo” degli attori sociali e degli osservatori. E quindi il modo di concepire il senso delle azioni umane.

Da buoni lettori di Guerra e Pace, crediamo che in ultima istanza, come capitava ai generali di Tolstoj, sia facile organizzare una strategia, ma difficile condurla a termine. Perché una battaglia si svolge spesso in modo casuale. Il che non significa che non si possa vincerla. E lo stesso vale – crediamo – per i complotti: l'uomo propone, il caso dispone..".

Carlo Gambescia



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