30/01/11

Extraterrestri: le radici occulte di un mito moderno


Gianluca Marletta-Enzo Pennetta
EXTRATERRESTRI.
LE RADICI OCCULTE DI UN MITO MODERNO
Editrice Rubbettino - €. 11

Alzi la mano chi non ha mai sentito dire, almeno una volta, che (forse) siamo tutti “un po’ extraterrestri”? Che (sempre forse) la nostra comparsa sulla terra si spiega con l’intervento di ingegnosi esseri alieni che, all’alba della nostra storia, avrebbero modificato geneticamente qualche scimmiotto per creare l’homo sapiens? E’ chi, almeno una volta, non ha sentito o letto che “sono stati gli alieni” a costruire le Piramidi d’Egitto, che erano alieni gli “angeli” della Bibbia e che, (forse), pure Gesù era un bambino prodigio VENUTO DALLE STELLE?
“Deliri!”, dirà qualcuno; “ipotesi azzardate ma interessanti”, sosterrà qualcun altro: molto di più, diciamo noi. Si tratta infatti dei veri e propri “postulati dogmatici” di una PSEUDO-RELIGIONE che, ogni giorno che passa, affascina e irretisce sempre più persone d’ogni estrazione culturale e/o confessionale. Una pseudo-religione di cui, tuttavia, la maggior parte della gente ignora del tutto le origini: origini ambigue, sotterranee e spesso inquietanti che questo libro, forse per la prima volta, mette in luce.
Dalle evocazioni di “entità extraterrestri” da parte del luciferino Aleister Crowley alle ipotesi magico-aliene del suo discepolo (nonché ingegnere missilistico) Jack Parson, dai primi contattisti alle nebulose “apparizioni UFO” fino a quei veri e propri fenomeni di possessione che oggi vengono chiamati “abductions” o “rapimenti alieni” questo libro ricostruisce la genesi di un mito moderno la cui finalità ultima sembra essere la SOSTITUZIONE DI DOMINEIDDIO con l’attesa messianica di un contatto con presunti “salvatori extraterrestri”.

Link: http://www.rubbettino.it/rubbettino/public/dettaglioLibro_re.jsp?ID=5064

“Il mito degli extraterrestri e l’attesa “messianica” che si addensa intorno alla figura dell’Alieno fanno ormai stabilmente parte dell’immaginario dell’uomo contemporaneo. Pochissimi, tuttavia, sospettano quali legami vi siano fra questo mito –apparentemente connotato in chiave scientifica e tecnologica- e le correnti più ambigue e nebulose dell’occultismo moderno. In questo saggio, per la prima volta, i due autori ricostruiscono le radici “occulte” e ignorate del mito extraterrestre, attraverso i suoi legami con lo spiritismo ottocentesco, la nascita del contattismo, la mediazione di singolari personaggi a cavallo tra scienza e magia, il ruolo del cinema, l’affermazione dell’“archeologia spaziale” e dell’”interpretazione extraterrestre” dei Libri Sacri; con sullo sfondo la realtà, tanto ambigua quanto evanescente, dei cosiddetti “fenomeni UFO”. Tutti elementi, questi, caratterizzanti un mito che è anche una delle più incredibili quanto riuscite parodie moderne della religione”.
Struttura, capitoli e approfondimenti (in aggiornamento) su: www.extraterrestri.org

Sommario

1 L'inizio del fenomeno: dai "marziani all'incidente di Roswell
2 Tra missili ed esoterismo
3 Alle radici del fenomeno
4 Sorge la nuova era
5 L'arcobaleno
6 2001: la Rivelazione secondo Kubrick
7 Apocalisse gnostica

Parte seconda: Dottrine e prodigi

8 Archeologia spaziale: quando gli alieni costruivano piramidi
9 A immagine e somiglianza degli alieni: esegesi extraterrestre delle sacre scritture
10 Una chimera nel cielo: i mille volti del "fenomeno UFO"
11 L'ipotesi parafisica
12 Faccia a faccia con l'abisso: rapimenti, deliri o esperienze sovrannaturali?
13 L'angelo di tenebra. Letture teologiche del fenomeno UFO


28/01/11

Guido Ceronetti celebra a modo suo Louis-Ferdinand Céline

La carta d'identità di Céline

"Ma io, filosemita, celebro Céline"

di Guido Ceronetti

Deploro fortemente che uno scrittore come Céline sia stato tolto dal calendario delle celebrazioni per il 2011 in Francia. Un ministro della Cultura, in qualsiasi governo francese, ha sufficiente autorità per resistere ad ogni gruppo privato di pressione, sia pure benemerito, come in questo caso. Céline non è un piccolo pesce; è uno dei massimi scrittori e testimoni del secolo. Il suo cinquantenario (morì nel 1961, a Meudon, in banlieue) non sarà ugualmente dimenticato. Si capisce: la Shoah è una ferita della storia dell’uomo che il tempo non può né deve sanare, e il grido di Rachele in Ramah seguita a irrorarla di lutto. Ma la paranoia antisemita di uno scrittore che non ha versato sangue di deportati va vista come una anomalia della psiche, un’ombra del Fato, il possesso di un demone incubo. Va analizzata come malattia e non elevata a colpa. «Ha una pallottola in testa» lo giustificava Lucette. Lui, l’episodio della Grande Guerra che l’aveva fatto congedare e medagliare in fretta, non l’aveva mai taciuto: l’agitava sempre, il suo congedo di invalido permanente per il settantacinque per cento: ma sopratutto a renderlo furiosamente antisemita era stata l’ossessione che gli ebrei — tutti, in massa, banchieri o straccioni — spingessero ad una nuova spaventosa guerra con la povera Germania, che fino a Hitler non pensava minimamente a difendersene. Nel Trentasette pubblicò il suo manufatto di deliri, Bagatelles pour un massacre, pestando perché la Francia non perdesse tempo a disfarsi dei suoi ebrei, a scrostarli dai muri, a cacciarli via «che non se ne parlasse più» : una scrittura così potente come la sua attirò come miele gli antidreyfusardi, senza guadagnargli le simpatie dei nazisti; per la Gestapo, Céline era più pazzo che utile. Anche come antisemita Céline fu un isolato: i comunisti lo esecrarono dopo Mea culpa, agli antisemiti bisognosi di «razzismo scientifico» o religioso, di motivazioni monotone e piatte, quel Vajont di metafore forsennate, che finivano in pura autodistruzione spense presto il favore iniziale; inoltre, incontenibile, sotto l’occhio dei tedeschi occupanti che rigettavano e temevano il suo zelo pacifista, picchiava pubblicamente anche contro la connerie aryenne (che renderei come fessaggine, stronzaggine ariana). Non furono le sciagurate metafore celiniane dei tre saggi antisemiti a riempire i treni dei deportati da sterminare: chi li avrà mai letti tra i burocrati di Vichy? In una guerra simile contro l’essenza umana (altro che «banalità del male» !) furono senza numero i paradossi tragici. Céline nel Semmelwei, nel Voyage, in Mort à crédit, nei suoi romanzi stilisticamente ultraviolenti del dopoguerra, nei suoi viaggi al seguito del governo collaborazionista in fuga a Sigmaringen, spinse fino all’indicibile l’espressione letteraria della pietà umana; fu un moderno, e rimane, incarnatore di Buddha, un angelo pieno di cicatrici, che sfoga una pena scespiriana. Aggiungi il suo lavoro fino all’ultimo giorno di strenuo medico dei poveri, che quasi mai si faceva pagare. Lucette, a Meudon, mi mostrò la poltrona dove Céline passava la notte di insonne a vita. Il paesaggio, dalla vetrata, erano le officine della Renault-Billancourt, una fumante galera umana, non scorgevi un albero. Di là gli cadevano gocce fisse di delirio, da scavare una pietra, sul cranio della pallottola di guerra, Erinne dettatrici di insulti feroci di satirico, di maniaco di persecuzione (motivato), di aperture denunciatrici di verità crudeli, di amore per la bellezza, di sorriso in travaglio. L’insonnia, alleata del Contrasto, violenta di chiaroscuro, è «madre di tutto» . Il secolo XX ci ha lasciato tre libri, generati direttamente da una interminabile sequela di calvari umani che ha appestato e stravolto la totalità del pianeta abitato o inabitato — e i tre grandi libri mi sono indicati essere i racconti e i diari ultimi di Kafka, i racconti della Kolyma di Varlam Šalamov, e il Voyage au bout de la nuit di Céline. Comparando l’antisemitismo ormai sciolto negli acidi del Tempo di Céline, e il disastro filosofico di Martin Heidegger quando fu pervaso, tra 1933 e 1935, per vanità universitaria, per credulità da debilità mentale (quantunque giovane), di zelo filonazista nascostamente antisemita— mi sarebbe più facile, dovessi fare il minosse e pronunciarmi su entrambi, mandare semiassolto (o del tutto) Céline, astenendomi dall’incolpare Heidegger esclusivamente per motivi di prescrizione. Un pensatore non aveva nessun diritto di degradarsi a quel modo. Il discorso di rettorato del filosofo di Friburgo è peggio, è più mendace, più corruttore, di Bagatelles pour un massacre. Tuttavia, se di valori si parla, Heidegger è Heidegger. Se di gloria letteraria si parla, Céline, riplasmatore del linguaggio, petite musique, affrescatore e medico delle miserie umane, è Céline. Ingiusto e ridicolo, cancellarlo dalle celebrazioni del 2011. Era un’occasione per comprendere, riscoprire, analizzare. L’odio, Spinoza dixit, non può mai essere buono.
Fonte: Corriere della sera, 26/01/2011.




26/01/11

L'improvvisa scomparsa di Gian Franco Lami

(Alatri 2008. Giano Accame e Gian Franco Lami, il primo a destra rispetto a chi guarda)

di Carlo Gambescia

Domenica scorsa è morto improvvisamente Gian Franco Lami, valoroso docente e principale animatore della Scuola Romana di Filosofia Politica.
La Destra più intelligente, colta e onesta, poco amante delle luci della società dello spettacolo, perde probabilmente un protagonista. E qui la nostra mente va subito a Giano Accame, scomparso nel 2009. Siamo davanti a una perdita di pari gravità. Siamo veramente senza parole.
Di Gian Franco, che ci onorava della sua amicizia, piace ricordare la capacità di cogliere subito in ogni questione la ragione filosofica portante: il suo sapiente andar subito alle radici di qualsiasi questione politica, anche di attualità. E con grande nettezza e lucidità di parola. Con lui era sempre un piacere conversare, socraticamente, nel suo studio. E conversando decostruire e ricostruire platonicamente il mondo circostante, cercando di andare oltre le ombre dell'inganno retorico.
Il debito culturale verso lo studioso è enorme. A Lami dobbiamo la riscoperta di autori come Adriano Tilgher, solo per citarne uno fra i tanti amorevolemente studiati. E che dire della “scoperta”, sulla scia degli studi di Augusto Del Noce di cui era allievo e biografo, di Eric Voegelin? Praticamente da Lami “re-introdotto” in Italia. Collaboratore, da sempre, della Fondazione Julius Evola, Lami, oltre ad animare gli annuali convegni, ha scritto su Evola - curandone tra l'altro alcune opere e raccolte - saggi di una modernità interpretativa sconcertante, non priva di quella giusta storicistica saggezza, tipica del suo approccio storico-critico alla filosofia politica. Come mostra esemplarmente l' ottimo studio, l' ultimo uscito lui vivente, Tra utopia e utopismo (2008).
Per chi voglia, in questo momento di grandissima tristezza, afferrare lo spirito dell’opera di un Nostro Maggiore, consigliamo di rileggere le preziose pagine del suo Socrate Platone Aristotele (2005) . Dove il sapiente approccio accademico sa farsi generosa prassi di vita. Prassi di quell' essere nel mondo, ma non contro il mondo, che l’amico Gian Franco Lami ha saputo onorare al meglio con il valore dei suoi studi e della sua grande carica umana.

Quanto ci mancherai carissimo Gian Franco.

Segue un sobrio profilo bio-bibliografico di Gian Franco Lami tratto dalla quarta di copertina del suo Tra utopia e utopismo. Sommario di un percorso ideologico, a cura di Giuseppe Casale, il Cerchio Inziative Editoriali, 2008 ( http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2009/04/il-libro-della-settimana-gian-franco.html).

« Gian Franco Lami [1946- 2011] insegna Filosofia politica all'Università di Roma "Sapienza". E' professore visitatore alla Pontificia Università Urbaniana e Segretario dell'Associazione Nazionale di Cultura nel Giornalismo. Ha curato l'edizione italiana di numerosi autori stranieri (Voegelin, Topitsch, Gebhardt, Schabert, Opiz) e ha contribuito alla ricostruzione filologica del pensiero e dell'opera di C. Secrétan, A. Capitini, F. Tambroni, A. Ermanno Cammarata. Dal 1994 collabora con la Fondazione Julius Evola alla pubblicazione dell'opera omnia saggistica evoliana. I suoi ultimi titoli: Eric Voegelin, Ordine e Storia, vol. I, Israele e la rivelazione (2004), Socrate Platone Aristotele. Una filosofia della Polis da Politeia a Politika (2005), Julius Evola, Augustea (1941-1943) La stampa (1942-1943). Per il Cerchio ha recentemente scritto "La Premessa ad una lettura della vita di Giuliano Imperatore" in J. Bidez, Vita di Giuliano Imperatore (2004). Collabora a numerose testate periodiche e coordina le inziative culturali della Scuola Romana di Filosofia Politica» .