27/12/11

Nicolaj Roerich in excelsis

Edizione in 250 esemplari; 237 illustrazioni a colori su carta patinata lucida gr. 115; copertina cartonata con rivestimento in tela e impressioni in oro sul piatto anteriore e sul dorso; sovracopertina a colori su carta patinata plastificata di gr. 170, formato: 25x17; Edizioni di Ar, 2011. Euro 60,00

I valichi del cielo nei dipinti del grande Nicolaj Roerich.

Questo testo raccoglie le meravigliose vedute himalayane del celebre artista russo Nicolaj Roerich, molto ammirato da un maestro dell’alpinismo come Domenico Rudatis. Roerich fece della montagna il suo ‘centro’. Chi sfogli questo volume si accorgerà che il tema è sempre quello – il miracolo, il prodigio, l’altezza sovrana – dalla prima all’ultima pagina. Ora si aggiunge una nuvola violacea, ora le cime lampeggiano del bianco dell’alba, ora si sta preparando un turbine di neve, ora si schiude, incantato tra i ghiacci, un lago alpino. E il Roerich pittore è lì, assorto. Non ha altra mira che catturare l’anima delle vette – del miracolo, del prodigio –, e sa che per fare questo occorre abbandonare vezzi e opinioni e diventare solo lo specchio che riflette, il pennello che ripete quella nuvola violacea, quel turbine di neve, quel lago dolente che rivelano per contrasto la sovrana immutabilità delle vette.
“Quella di Nicolaj Roerich è un’arte delle altezze nevose e rarefatte, là dove la sensibilità e l’aria stessa si smaterializzano e danno ad ogni momento il senso della trasparenza e del silenzio montano. Quasi in modo costante, nei suoi paesaggi vediamo intromettersi il mito e il simbolo; figure di asceti in contemplazione, e fuochi di magia, e forme di idoli ed apparizioni elementari, trasformazioni di ombre, e riverberi strani di luci – immateriali, ‘interne’ – scaturiscono nei suoi quadri sullo sfondo di mari costituiti da valli e alpi, alpi su alpi, come onde successive, senza sosta, senza termine.”

Nikolaj K. Roerich (1874-1947) passò la vita a sedurre le Muse. Una dopo l’altra gli si concessero: fu scrittore, anzi, poeta, pittore meraviglioso, scenografo per Stravinsky, archeologo. Dalla Russia ellenica e bizantina, in rosso blu e oro, mosse verso l’America e poi, infine, ascese al Tibet, cercando “i sacri segni”. La sua erranza non fu mai una vagabondare ma un assiduo e tenace puntare “i sacri segni”. Le ceneri del grande artista sono sparse là, sull’Himalaya, tra i valichi del cielo.

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