29/01/13

Nostra Signora di Guadalupe


di Rosanna Brichetti Messori

Le Apparizioni mariane, si sa, sono eventi che attirano attenzione, devozione ma anche molte critiche da parte di non credenti e spesso, anche di credenti. Del resto, la Chiesa stessa non obbliga a credere neanche alle apparizioni - non molte, per la verità - riconosciute. Eppure, di fronte a certi aspetti inspiegabili e misteriosi che le accompagnano, riesce davvero difficile non credere che esse abbiamo un’origine soprannaturale.
Il caso forse più clamoroso (assieme al fenomeno del sole a Fatima) è quello della famosa “tilma”, collegata all’apparizione di “Nostra Signora di Guadalupe”.
Riassumiamo brevemente come sono andate le cose: è il 9 di dicembre del 1531 quando un indio, Juan Diego, convertito solo da qualche anno al cristianesimo, attratto da un canto melodioso, incontra Maria sulla collina di Tepeyac, vicino a Città del Messico. La Vergine gli chiede di andare dal vescovo per comunicargli un suo preciso desiderio: che in quel luogo si costruisca una chiesa, attraverso la quale ella potrà mostrare al popolo tutto il suo amore e la sua potenza di intercessione. Poiché il prelato sulle prime diffida e chiede un segno, Juan ritorna sulla collina, dove Maria questa volta lo invita a cogliere delle rose, a riempirne la tilma - cioè il mantello - e a portarle al vescovo, il quale, già meravigliato per quei bellissimi fiori, del tutto fuori stagione, cadrà letteralmente in ginocchio quando, una volta apertosi il mantello, vedrà impressa su di esso l’immagine di Maria tale quale era apparsa a quell’indio che se ne era fatto messaggero.
È la famosa immagine di Nostra Signora di Guadalupe, venerata ancor oggi nel grande santuario di Città del Messico. Quella, appunto, che studiata in lungo e in largo anche dal punto di vista scientifico, presenta delle caratteristiche davvero sconcertanti. Esse sono conosciute ma vale ugualmente la pena di richiamarle. Eccole.
Anzitutto due dati davvero singolari. Il mantello è in tessuto di agave, notoriamente fragile e di breve durata. E invece esso si è mantenuto intatto fino ad oggi. Non solo. Un attentato del 1921, realizzato con una bomba posizionata proprio sotto l’altare su cui è posta l’immagine, ha provocato molti danni ma non ha avuto conseguenza alcuna sulla reliquia.
Inoltre, già nel 1700 ci si era accorti che l’immagine, con tutti i suoi colori, è identica sia sul diritto del mantello come sul rovescio, mentre la sua superficie, compatta e liscia, non evidenzia alcun segno di pennello e non è per nulla intaccata dalle pieghe del tessuto che le sta sotto. Tessuto che avrebbe dunque svolto la funzione di una sorta di pellicola fotografica.
Ancora: nel 1936 il premio Nobel per la chimica Richard Kuhn constata che i coloranti utilizzati non sono né di origine animale, né vegetale, né minerale. Mentre nel 1979 e poi nel 1981 due esperti della Nasa, Jody Brant Smith e Philip Serna Callahan, studiando l’immagine con i raggi ultravioletti e infrarossi, concludono che non si intravede nessun disegno preparatorio e che dopo ben 450 anni l’immagine non presenta nessuna crepa, neanche minuscola. Inoltre, il blu presente nell’immagine - tra l’altro semitrasparente - è sconosciuto e anche il colore rosa è inspiegabile.
Altro dato davvero interessante e singolare è dato dal fatto che le stelle, sparse sul mantello della Vergine, non sarebbero messe lì a caso ma raffigurerebbero esattamente le costellazioni, viste dal Messico, in quel mattino dell’11 dicembre 1531 verso le dieci e quaranta, con l’ulteriore singolarità che il disegno delle costellazioni è invertito, come se fosse cioè riflesso in uno specchio. E, quindi, come una sorta di proiezione che parta da una fonte esterna.
Ma ciò che lascia davvero senza parole è quanto si è andati progressivamente scoprendo - dal 1951 in poi - negli occhi dell’immagine di Nostra Signora di Guadalupe, occhi nei quali appare fissata, con il perfetto rispetto di tutte le leggi dell’ottica, proprio la scena di Juan Diego che apre il suo mantello davanti al vescovo.
Un dono misterioso, dunque, questa reliquia. Un oggetto prezioso che la scienza ci aiuta ad evidenziare in tutta la sua singolarità, ma non invece a spiegare. E che non può non rimandare a quel Cielo cui la fede lo collega.



23/01/13

GIORNATA DI STUDIO IN ONORE DI JOHN LINDSAY OPIE

L'Associazione Insieme per l'Athos e il Pontificio Istituto Orientale presentano la

GIORNATA DI STUDIO IN ONORE DI 

JOHN LINDSAY OPIE
"Dall’India a Bisanzio" 
GIOVEDI’ 24 GENNAIO 2013 
Ore 16:00

- AULA MAGNA - 
PONTIFICIO ISTITUTO ORIENTALE  
PIAZZA S. MARIA MAGGIORE, 7 
ROMA
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PROGRAMMA 

16:10 - 16:20 Indirizzo di saluto ai partecipanti 

Rev. P. Prof. JAMES MCCANN SJ 
Rettore del Pontificio Istituto Orientale.

Dott. GIUSEPPE SERGIO BALSAMA
Presidente Associazione “Insieme per l’Athos”
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16:20 -16:40 - Prolusione inaugurale

Prof. Alessandro GIOVANARDI 
I.S.S.R. “A. Marvelli” - Rimini
JOHN LINDSAY OPIE, DALL’INDIA A BISANZIO. UN ITINERARIO

16:40 -18:00 
Relazioni

Prof.ssa Chiara BELLINI 
Università degli Studi di Bologna
LO SGUARDO DI J. LINDSAY OPIE SULL’ARTE INDIANA. UNA LETTURA ORIGINALE

Prof.ssa Maria Luigia FOBELLI 
Università degli Studi di Roma Tre
ALCUNE RIFLESSIONI SULL’ICONA E SULLE PORTE REGALI A BISANZIO 
Prof. Mario CAPALDO 
Università degli Studi di Roma“La Sapienza” 
TRAMONTO DELLA TRADIZIONE? IN MARGINE ALLA LETTERA DI ALEKSANDR SOLZENICYN 

Rev. P. Prof. Stefano CAPRIO 
Pontificio Istituto Orientale 
L’ESTETICA SOFIANICA DI PAVEL A. FLORENSKIJ 

18:00 -18:30 — Saluti e ringraziamenti finali 
Prof. John LINDSAY OPIE

19/01/13

Che cos'è la geopolitica

euro 22

“Geopolitica” è oggi un termine molto in voga, usato e persino abusato. Infatti, lo si ritrova spesso utilizzato come sinonimo di “politica internazionale”, affrontata non di rado con un approccio giornalistico. In realtà, la Geopolitica vera e propria è qualcosa di diverso. Si tratta d'una disciplina accademica che si sta affermando in molti paesi, d’un approccio interpretativo e analitico le cui origini affondano a oltre un secolo fa. Ma se gli equivoci prosperano, è anche perché la geopolitica ancora manca d'una chiara definizione degli obiettivi e metodologica, condivisa nel mondo scientifico. Da qui l'esigenza di porsi il fatidico interrogativo: che cos’è la geopolitica?

SOMMARIO | Editoriale: Geopolitica: una scienza in evoluzione: Tiberio Graziani | Focus: Che cos’è la geopolitica? | Che cos’è la geopolitica?: Aymeric Chauprade | Quarantatre teorie e concetti per un modello geopolitico: Phil Kelly | A cosa serve la geopolitica? Alcune lezioni dal caso turco: Emidio Diodato | Spunti di riflessione su geopolitica e metodo: storia, analisi, giudizio : Matteo Marconi | Itinerario d’un geopolitico del XX secolo: François Thual & Emile Chapuis | Intervista a Carlo Jean: Daniele Scalea | Geografia, geopolitica e Heartland: la politica estera britannica e l’eredità di Sir Halford Mackinder: Geoffrey Sloan | Il percorso di un geopolitologo tedesco: Karl Haushofer: Robert Steuckers | Lev Gumilëv e la geopolitica contemporanea : Dario Citati | Polvere, spade e pietre: la comparsa del pensiero geopolitico presso gli storici greci dell’età classica: Mehdi Lazar | L’interpretazione geopolitica del continuum spazio-temporale nell’ambito delle scienze storiche: Vladislav Gulevič | La geopolitica contemporanea e i problemi globali di un mondo in cambiamento: Aleksej G. Černyšov | La Geopolitica dei Grandi spazi multidimensionali: Vladimir A. Dergačëv | Geoeconomia: un nuovo paradigma per lo studio della politica mondiale: Ernest Georgevič Kočetov | La dicotomia geopolitica terra-mare nell’epoca della globalizzazione: Alessio Stilo | Orizzonti: ATOM Project. L’impegno del Kazakhstan per un uso responsabile dell’energia nucleare nel mondo: Luca Bionda | La società postmoderna dei consumi e i valori estetici della cultura popolare: Wang Ning | “Primavera Araba” o “Risveglio Islamico”?: Ghorbanali Pour Marjan Varjovi | Il problema del Kashmir: un confronto con lo Xinjiang e qualche possibile soluzione: Anand Pratap Singh | I BRICS e la ricerca di un nuovo ordine mondiale: Zorawar Daulet Singh.
 

15/01/13

Il Fico fiorisce: testimonianze dall'ebraismo messianico

PRESENTAZIONE DEL LIBRO
Recentemente migliaia di Ebrei stanno riconoscendo Yeshua quale Messia del popolo ebraico. Credo che questo fatto non riguardi solo Israele, ma riguarda tutti gli uomini, ovvero è un «segno» che riguarda ciascuno di noi, personalmente.
Nel vangelo è scritto: «Perché io vi dico che da questo momento non mi vedrete più fino al giorno in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Mt 23,39). Quindi, il riconoscimento di Gesù come Messia, è un «segno» che ci avviciniamo al momento della seconda venuta del Signore.
Anche nel Catechismo della Chiesa cattolica leggiamo: “La partecipazione totale degli Ebrei alla salvezza messianica, a seguito della partecipazione totale dei pagani (Rm 11,25), permetterà al Popolo di Dio di arrivare alla piena maturità di Cristo, nella quale Dio sarà tutto in tutti” (n. 674).
Ciò significa che per arrivare alla conclusione della storia deve prima esserci il riconoscimento del Messia da parte del popolo di Israele.
Per questo motivo il volume che vi offriamo, Il fico fiorisce, scritto da Ebrei messianici, ovvero Ebrei che riconoscono la messianicità di Gesù, prima ancora di essere un bel libro è un «segno», importante per ciascuno di noi, da cogliere e leggere con attenzione.

Buona lettura a tutti.
Pasquale Chiaro