12/10/13

Ernst Jünger, un secolo da visionario


La vita di uno dei massimi scrittori e intellettuali del Novecento
 nella biografia scritta da Heimo Schwilk

di Antonello Colimberti
Poco più di tre lustri fa, il 17 febbraio 1998, alle prime ore del mattino, moriva all’ospedale di Riedlingen, per insufficienza cardiaca, senza dolori, alla presenza della moglie, uno dei massimi scrittori ed intellettuali del Novecento: Ernst Jünger. La sua morte fu un evento europeo, al quale tutti i grandi giornali dedicarono un supplemento speciale. Il celebre scrittore francese Michel Tournier non esitò a paragonare Jünger a Gide, Hugo, Rousseau e Goethe, mentre il filosofo francese Paul Virilio lo definì «il ventesimo secolo fattosi uomo».
Ambedue le considerazioni vengono subito in mente alla lettura della poderosa (poco più di settecento pagine tradotte da Domenico Carosso) biografia scritta da Heimo Schwilk e appena pubblicata da Effatà Editrice con il titolo Ernst Jünger. Una vita lunga un secolo.
I dati cronologici non possono passare inosservati, se si ricorda che lo scrittore nacque ad Heidelberg il 29 marzo del 1895! Pur tuttavia ciò resterebbe un fatto aneddotico, se ad esso non si accompagnasse una vita densa di eventi non solo intellettuali, ma perfino avventurosi. Il compianto psicanalista James Hillman avrebbe potuto rintracciare facilmente il “codice dell’anima”, il daimon che spinge ad agire lungo una vita, nelle esperienze infantili e giovanili di Jünger, che fecero precocemente di lui un “ribelle” (figura poi anche teorizzata nel pamphlet del 1951 intitolato Passaggio al bosco e da noi tradotto Trattato del ribelle).
Scolaro difficile (cambiò scuola per ben undici volte e i traumi degli esami lo agiteranno anche da vecchio), Ernst fugge di casa all’età di diciotto anni per arruolarsi nella Legione straniera, ad Algeri (l’esperienza verrà ricordata nel romanzo autobiografico Ludi africani del 1936). Indotto al rientro da padre, allo scoppio del conflitto mondiale nel 1914 non esita ad arruolarsi volontario, e per il proprio coraggio gli viene concessa la più alta onorificenza prussiana di guerra.
L’esperienza bellica è al centro del celebre diario Nelle tempeste d’acciaio, pubblicato nel 1920 a proprie spese, che inaugura la sua fortunata carriera letteraria. Ad essa si accompagnerà sempre una perticolare dimensione di ricerca ed azione, di cui il biografo ci offre così un’ampia documentazione: dalla sperimentazione delle droghe (intrapresa in giovane età e proseguita nella maturità con la grande amicizia con Albert Hofmann, l’inventore dell’LSD) all’attività politico-militare (nazionalbolscevico amico di Ernst Niekisch, costeggiò il nazismo per poi partecipare alla fronda che attentò alla vita di Hitler), dalle ricerche scientifiche su piante ed animali, specie insetti, a quelle sulle mitologie che lo porteranno a fondare nel 1959 con Mircea Eliade la rivista Antaios.
L’ultima “avventura” della vita di Ernst, educato protestante e ritenuto dai più genericamente “pagano”? La conversione alla Chiesa cattolica romana, scoperta dopo la sua morte, ma avvenuta il 26 settembre del 1996 all’età di 101 anni!

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