30/06/14

Metapolitica: gli esordi di una disciplina





di Alberto Buela

Il primo a scoprire che a Vigevano, presso il “Fondo Caramuel”, si trovava un testo intitolato Metapolitica hoc est Tractatus de Repubblica, Philosophice considerata, del monaco cistercense Juan Caramuel Lobkowitz (1), nato a Madrid nel 1606 e morto nell’omonima cittadina lombarda nel 1682, è stato il Professor Gustavo Bueno Sánchez, che ne dà notizia sulla pagina web di Filosofía in lingua spagnola curata dalla fondazione Gustavo Bueno di Oviedo (Asturias).
Il testo, il primo di cui si abbia notizia ad utilizzare  il termine “metapolitica”, fu redatto verso il 1650, e grazie ad una nostra sollecitazione è stato rintracciato nell’Archivio storico diocesano di Vigevano da Aldo La Fata, importante studioso di metapolitica appartenente alla scuola tradizionalista di Silvano Panunzio di Roma.
Fino a questo momento abbiamo potuto leggere solo superficialmente il testo, ma possiamo osservare che la divisione dei temi effettuata dal Prof. La Fata, e che riportiamo qui di seguito, è quella giusta; per parte nostra abbiamo aggiunto solo la menzione ad un’introduzione di quattro pagine:
Numero di archivo: 120
Títolo: Caramuelis Metapolítica, hoc est Tractatus de Re publica, philosophice considerata
Elementi cronologici
Contenuto:
Il manoscritto è suddiviso in:
1) Una introduzione di quattro pagine
2) Ens Politicum.
- Disputatio I. De Veritate Politica
- Disputatio II. De Bonitate Politica.
- Disputatio III. De Unitate Politica.
- Substantia Politica.
- Disputatio IV. De Materia Prima Politica.
- Disputatio V. De Unione Politica.
- Disputatio VI. De Forma Politica.
- Disputatio VII. De Subsistentia Politica.
- Quantitas Politica.
- Disputatio VIII. De Numero et Continuo Politico.
3) Qualitas Politica.
4) Reliqua Praedicamenta Politice Examinata.
Descrizione estrinseca
Unità documentaria, cc. 43, legatura con spago
Note complessive
Lingua: latino e greco
Note a margine
Classificazione
1.1.2
Segnatura
F.C. Busta 10, fasc. 4

Fin dal titolo Juan Caramuel accenna a cosa intenda per metapolitica, vale a dire: un trattato sulla cosa pubblica considerata filosoficamente. Nell’introduzione, dove si spiegano i temi del trattato, si afferma l’equivalenza tra Polis e Civitas.
Si parla della politikón pan – politica universitàs - politica totale nel senso di “cittadini assommati, in certo modo, a un solo corpo morale”. Così per analogia la civitas è l’uomo mistico e l’uomo è la civitas mistica che si rendono reciprocamente utili in tutti i modi possibili. Cosicché la polis è, come abbiamo detto, una specie di  uomo mistico magno e l’uomo, in certo senso, un pólisma, ovvero, una piccola civitas.
Per Caramuel, la politica possiede un doppio carattere: pubblico, chiamato generalmente politeía,  e privato o politeía monosikè, o ancora, monasiké a mónos, dove monasiké significa solo, e mónas, unità; da qui si evince che il monasérion sia il luogo della politica monastica. Tra la politica pubblica e la politica privata si trova l’economia che non è né così universale come la pubblica, né così particolare come la privata. Nella combinazione delle tre si muove la metapolitica.
L’obbiettivo della politica è quietare le passioni e le perturbazioni, afferma Caramuel,  diversamente da quello della pseudo politica, con politici avari, con idee lascive e pieni di discorsi; non c’è forse qualcosa di anti politico in tutto questo?
E termina dicendo: Ad Metapoliticam, quam trajere hoc libro desidero. Et quid metapolitica est? Politica subtiliter examinata. Scientia Civilis discussa sublimiore método et speculationibus altioribus dilucidata.
Desidero dedicare questo libro alla Metapolitica. E che cos’è la metapolitica? La politica sottilmente esaminata. Scienza civile che esamina con il più alto metodo e delucida speculativamente le più alte cose.
Il carattere di scienza civile che l’autore conferisce alla metapolitica, consente di studiarla al di là, o se si vuole, al di qua della teologia che, ancora verso la metà del XVII Secolo, epoca in cui scrive Caramuel, aveva un’importanza enorme nei programmi di studio e di ricerca. Bisogna aggiungerle anche il carattere di scienza analitica, esaminatrice, con un metodo più elevato che Caramuel non spiega, ma che lungo tutto il lavoro svilupperà come quello della classica disputatio medievale.
E finalmente ci troviamo a recuperare il pensiero speculativo, ovvero, il pensiero che riflette come uno speculum=specchio, la realtà così come si presenta a noi. Vale a dire che la metapolitica non si limita ad essere un metodo, seppure il più alto secondo Caramuel, ma si completa con il chiarimento speculativo. La riflessione e la penetrazione dell’intelligenza nei problemi politici più alti sono il coronamento della funzione della metapolitica.
Affinché non rimangano dubbi sul vincolo tra metapolitica e metafisica, l’Autore proprio al principio del trattato, mentre parla dell’essere della politica (ens politicum), afferma: Così dunque, l’essere della politica è tutto ciò che appartiene alla repubblica, ma che possegga proprietà analoghe alla verità, alla bontà e all’unità. Vale a dire che Caramuel vincola direttamente la speculazione metapolitica con i trascendentali dell’ente, che in metafisica rappresenta uno de punti di più difficile  delucidazione.
Senza andare troppo lontano, un filosofo dei nostri giorni dell’importanza di Eugen Fink (1905-1975)(2) è arrivato a dire a proposito di Nietzsche, che “Il punto di partenza dei fondamentali della metafisica è intramondano e quadruplice (on, hen, agathon alethes o ens, unum, bonum, verum). E’ difficile spiegare da dove provenga questa quadruplicità”(3)
Orbene se un filosofo della statura di Eugen Fink sostiene senza vergogna che questo tema dei trascendentali è difficile, cosa resta a coloro che pretendono di fare metapolitica senza filosofia?
La metapolitica si occupa di speculare sulle grandi categorie che condizionano l’azione politica che per sua natura è sempre politica pubblica. E allora la metapolitica si trasforma in grande oppositrice della criptopolitica o politica privata o delle logge, come ha così bene evidenziato nella Nostra America, Primo Siena.
Dato che questo è il primo studio che si realizza sul testo di Caramuel, per lo meno non abbiamo notizie del contrario, invitiamo tutti gli interessati a questa multi disciplina a proseguire il lavoro.

(1)      In una lettera del 1645 al Padre Gassendi, il grande obiettore di Descartes, racconta che sua madre era Boema e suo padre lussemburghese: Matre Boema er patre Lutzelburgensi natum. Erano Lorenzo Carumuel e Catalina di Frizia.
(2)     Forma parte della stessa generazione dei grandi filosofi tedeschi come Max Müller, Joseph Pieper, Otto Bollnow, Arnold Gelhen, che furono eclissati dal Mago di Friburgo.
(3)             Finke, Eugenne: La fílosofìa di Nietzsche, Madrid, Alianza, 1966, p. 264.

(Traduzione di Aldo La Fata)

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