26/07/15

Dichiarata la guerra ai "complottisti"







Il Corriere metapolitico in passato si è occupato solo incidentalmente di “complottismo” e senza mai assumere una posizione netta al riguardo. Non per mancanza di coraggio, come ci ha accusato qualche malevolo lettore, ma per prudenza e soprattutto per assenza di convinzione. Certe tesi e certe teorie ci incuriosiscono, ma solo raramente riescono a convincerci del tutto. Nel dubbio ci asteniamo dal pronunciarci. Ciò non vuol dire che bolliamo come bufale tutte le teorie alternative alle versioni ufficiali, ma che ci limitiamo a prenderle in considerazione con riserva e senza lasciarcene invischiare.  
Non possiamo però tacere il fatto che in questo momento sia in atto in Italia e in Europa, ma soprattutto in Francia e in Usa, una vera e propria campagna di diffamazione e di intimidazione nei confronti dei “teorici del complotto”, accusati senza mezzi termini di estremismo, fascismo, terrorismo ideologico e di vari altri simpatici appellativi, non ultimo quello di “antisemitismo”, mettendo nello stesso sulfureo calderone gli ambienti e le persone più diverse e distanti.  Insomma, è iniziata la solita e collaudata "caccia alle streghe". La cosa grave è che man mano che passa il tempo, le minacce stanno diventano anche fisiche e certi poveri blogger si trovano costretti a chiudere le loro pagine web.
Il 4 gennaio scorso il New York Times aveva aperto sulle sue colonne un dibattito con una serie di articoli sulle teorie del complotto. Dopo gli attacchi di Parigi del 7 gennaio scorso erano state scritte molte cose a tale riguardo, con titoli espliciti del tipo: "I giovani: i più esposti alla teoria del complotto", "Come nascono le teorie della cospirazione", "La teoria della cospirazione, arma politica dei deboli", " Le ruote della macchina complottiste" o anche "Perché i bambini sono tentati dalla teoria del complotto?" (sic!).
Tutti questi articoli si limitano ad evocare le teorie del complotto, ma senza mai entrare direttamente nel merito con validi argomenti. Quello che si sostiene è che è in atto una perdita di fiducia di una parte della popolazione (che per fortuna si considera ancora minoritaria) rispetto alle cosiddette “versioni ufficiale degli eventi”. Questa diffidenza – che sia giustificata o meno agli analisti non importa un fico secco - nei confronti delle tesi ufficiali, sta portando sempre più persone a dare maggiore peso e credibilità alle fonti non ufficiali rispetto a quelle ufficiali. Un fatto considerato assai grave e che mette in apprensione i nostri governanti. Cosa ne sarebbe infatti – dicono i nostri bravi analisti della stampa estera - del nostro sistema se i cittadini smettessero di credere ai loro governanti?
E allora non c’è da far altro che correre ai ripari, intanto cominciando a screditare tutti gli scrittori, i giornalisti e gli intellettuali non allineati, parificandoli ai giovani blogger sconclusionati del web.
Si comincia dall’analisi del linguaggio dei “complottisti”  che viene definito banale, privo di qualsiasi rigore scientifico, magico, antistorico, irrazionale, cupo, apocalittico e insomma per ciò stesso del tutto infondato. Si procede poi con un metodo già efficacemente messo in atto in un passato non troppo remoto, per esempio in Unione Sovietica e nella Cina di Mao, e che consiste nell’accusare queste persone  di essere afflitte da disturbi del comportamento o da disturbi mentali. (Un giornalista francese dopo l’attentato terroristico alla redazione del giornale satirico “Charlie Hebdo”, riferendosi a quanti non accettavano la versione ufficiale dei fatti,  avrebbe addirittura dichiarato: "dobbiamo identificare e obbligare alle cure tutti coloro che non sono Charlie!").
Tra le patologie mentali di cui sarebbero afflitti i complottisti  c’è la solita “sindrome paranoica"; sintomo a sua volta di “ansia di massa" (si noti la scelta del termine “massa”, ad evidenziare la natura amorfa, indifferenziata, ovvero “poco istruita”, alla quale apparterrebbero i “teorici del complotto”). Il quadro clinico così ben esposto porta alla conclusione che i “complottisti” sono persone non in grado di intendere e di volere e quindi inaffidabili a priori.
Sulla stampa  USA si parla della "vulnerabilità" di questi soggetti e del fatto che siano per lo più dei giovanotti o, quando sono adulti, di “immaturi dall’adolescenza tardiva”.
Quando si entra nel merito delle “teorie del complotto”, la stampa di regime è di solito molto parca – a meno che non si tratti di Umberto Eco che invece si diffonde in lunghe e dettagliate digressioni sul tema -  e si limita al “non siamo mai andati sulla luna”, al “patto scellerato” del governo Usa con presunti alieni, “alla verità sulle scie chimiche” e simili. A questa lista di amenità qualcuno ha pensato bene di aggiungere “la negazione dello sterminio degli ebrei” che una volta era prerogativa esclusivamente dei neonazisti e che oggi invece farebbe parte del variegato repertorio di tutti i complottisti senza distinzioni. Quindi, questi “complottisti” non solo sono matti, ma sono pure dei  reprobi, politicamente infrequentabili.
Sul noto e longevo quotidiano francese Le Figaro del 12 gennaio scorso, l’editorialista di turno scriveva: "Le teorie del complotto sono state partorite negli ambienti dell'estrema destra, ma anche in alcune correnti della sinistra radicale”. Il messaggio è chiarissimo: estrema destra ed estrema sinistra sono gli irragionevoli e pericolosi ideatori della “teoria del complotto” e chi ne segue i discorsi fa automaticamente parte di quegli schieramenti.
Più interessante ancora, e anche più inquietante, la descrizione della “teorie cospirative” da parte della Fondazione Jean-Jaurès, il famoso think tank del Partito socialista, a cui il presidente Hollande ha commissionato un rapporto nel mese di gennaio su questa questione. Ecco ciò che il think tank, rinomata sede della élite intellettuale del partito di governo, ha scritto nel suo rapporto: "(...) movimento eterogeneo, fortemente integrato con il movimento negazionista dell'Olocausto, e che unisce gli ammiratori di Hugo Chavez e gli appassionati di Vladimir Putin. Un mondo sotterraneo che consiste di ex militanti (...) di estrema sinistra (...),ultranazionalisti nazional-rivoluzionari, nostalgici del Terzo Reich, anti-vaccinazione, revisionisti dell’11 Settembre, anti-sionisti, sostenitori della medicina alternativa, influenzati da agenti del regime iraniano, ecc ecc(...)".
Quindi, un fronte unito di appassionati senza vergogna della medicina alternativa,  ammiratori del nazismo e simpatizzanti di Hugo Chavez (ma quest’ultimo non era stato regolarmente eletto quattro volte consecutive in elezioni democratiche e non era quello che manifestava a livello internazionale e senza remore il suo rifiuto di piegarsi al dominio statunitense e che attraverso la sua alleanza con Morales in Bolivia, con Correa in Ecuador e con Castro a Cuba alla fine ha contribuito a far togliere – sempre che Obama riesca a convincere il Congresso - l'embargo a Cuba con il plauso di tutto l’Occidente progressista?).
Sempre su Le Figarò qualcun altro ha scritto: "Per combattere un nemico, è necessario innanzitutto conoscerne il nome. Le teorie del complotto si stanno diffondendo senza limiti e, in passato, hanno fortemente contribuito a provocare vicende sanguinose. Quindi, per queste minacce, abbiamo bisogno di risposte, risposte forti, risposte adeguate. (...) Dobbiamo essere consapevoli del fatto che le tesi complottiste prendono la loro diffusione attraverso i social network (...) Internet. Dobbiamo agire a livello internazionale per un quadro giuridico da definire, e creare una piattaforma che gestisca le reti sociali mettendo i singoli davanti alle loro responsabilità e sanzionarli in caso di infrazione".
E così, tanto per finire la festa in pace, il 19 marzo viene presentato in Francia dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge per rafforzare i controlli della Rete: l'idea geniale è quella di installare delle “scatole nere” in ISP per il controllo di tutti i dati in transito. Si tratta in buona sostanza di creare degli algoritmi in grado di rilevare eventuali comportamenti anti-sistema e di individuarne e controllarne gli autori.

I “complottisti” francesi sono dunque avvertiti. Non resta che aspettare che anche l’Italia e gli altri paesi della comunità europea si allineino alla Francia.  

A.L.F.


17/07/15

Papa Francesco e il crocefisso "falce e martello"



Un corrispondente ci ha scritto, senza volontà di polemica, che dopo la perfomance bergogliana con Morales sul Crocifisso in falce e martello l'attuale pontefice non è più difendibile. Abbiamo girato l’obiezione al nostro Primo Siena che ci ha risposto come segue:

Sembrerebbe  evidente che Papa Bergoglio, come buon argentino dice e si contraddice senza troppi complessi (lo conferrma un “argentino doc” come il mio buon amico Alberto Buela). E in questi casi, si puó pensare che, quando non parla ex cathedra, il Pontefice romano (che non cessa d’essere un soggetto umano, con tutte le sue implicite debolezze) non goda  sempre dell’assistenza della Spirito Santo; in assenza della quale l’intelligenza demoniaca dell’Angelo Ribelle soffia ogni tanto anche nei piani alti della Chiesa (come avvertì, a suo tempo, un preoccupato Papa Paolo VI).
Beh, siccome il demonio fa le pentole ma non i coperchi,  si può presumere che anche il gesuita Bergoglio, pur essendo Papa non abbia colto – nel contesto nel quale fu scolpito quel crocifisso blasfemo - quel che s’avventura a capire un modesto cattolico ghibellino, altresì metapolitico, come il sottoscritto. Il gesuita Espinal  (autore di un  crocifisso  ispirato da una pseudo simbologia contemporanea , funzionale  ad un’evidente strumentalizzazione politica) non si è accorto che, anziché esaltare il marxismo nel crocefisso, ha crocefisso nuovamente  nella falce e martello, nostro Signor Gesú Cristo sul Golgota della teologia della Liberazione (discussa e discutibile teologia,  già contestata  autorevolmente da Giovanni Paolo II).
Per questa ed altre “disattenzioni” mi chiedo, piuttosto ironicamente: dove collocherebbe padre Dante, Papa Francisco nell’oltretomba della sua “Divina Commedia?....
Dinanzi a certe perplessità suscitate, negli ultimi decenni, dalla procellosa navigazione della navicella di Pietro, l’indimenticabile nostro Silvano Panunzio, mi consolava avvertendomi : quando claudica il vertice della Chiesa militante di Pietro, resta vigila la Chiesa teofanica dell’apostolo Giovanni, assistita specialmente dall’alta protezione di Maria Santissima, Virgo Bellatrix e Regina Militum.
Perció,  nostante tutto, il sottoscritto (umile cattolico peccatore), confida nella dottrina sapiente della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, che rimane pur sempre la Chiesa di Pietro e Giovanni (*).
Primo Siena

(*) Sia chiaro che anche l’apostolo Paolo  appartiene alla  Chiesa militante di Pietro, del quale è la spada (mentre Pietro ne custodisce le chiavi). Giovanni invece rappresenta la Chiesa teofanica, ovvero la chiesa dei santi e dei profeti. Non a caso Giovanni è  anche l’apostolo dell’ Apocalisse, la cui visione ricevette a Patmos, mentre la Vergine Regina, Maria Santissima viveva presso di Lui.  Giovanni appartiene alla schiera degli apostoli che nel Cenacolo ricevettero il fuoco dello Spirito Santo. Paolo, - e anche questo va ricordato -raggiunge gli apostoli solo  dopo questo evento miracoloso del quale non potette ricevere il segno.